Guerra Tim vs Open Fiber. Il punto della situazione sulla fusione

Guerra della Fibra

Altro che fusione e rete unica. Per il momento, tra Tim e Open Fiber, il gestore wholesale con il quale pochi giorni fa Iliad ha ufficializzato la partnership, non corre di certo buon sangue. Nei giorni scorsi Open Fiber ha chiesto a Tim un risarcimento per abuso di posizione dominante.

Open Fiber

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La battaglia legale che terrà banco quasi certamente nei prossimi mesi è iniziata dopo la decisione da parte dell’Antitrust di multare la TIM con una cifra di ben 116 milioni di euro per abuso di posizione dominante.

Open Fiber ha richiesto un risarcimento danni alla TIM tramite il tribunale di Milano.

Come si dice solitamente in questi casi, l’accusa nei confronti di TIM è quella di aver ostacolato in vari modi l’ingresso nel mercato della banda ultra larga un operatore come Open Fiber che sta apportando un grosso contributo alla realizzazione della rete in fibra ottica in Italia.

Già nei mesi scorsi, a ridosso della multa dell’Antitrust l’amministratrice delegata di Open Fiber, Elisabetta Ripa, aveva chiarito che la società avrebbe fatto ricorso davanti al giudice ordinario:

L’entità dei danni subiti dai ricorrenti sarà accertata dalla magistratura ordinaria e non dipende dal valore della sanzioneLa richiesta di risarcimento danni è stata proposta dopo quella decisione.

Di tutta risposta anche TIM è pronta a rispondere in tribunale dell’accusa mossagli, secondo l’operatore le motivazioni non sono per niente rispondenti a realtà e quindi si dice pronto a controbattere e difendersi nelle sedi opportune.

Open Fiber

D’altra parte TIM accusa invece Open Fiber di concorrenza sleale richiedendo a sua volta danni per un importo equivalente o addirittura superiore. Come andrà a finire questa battaglia legale che pone in essere comunque delle motivazioni davvero tristi e che rende giustizia al mercato libero e concorrenziale.

Nella sua accusa, l’Autorità ha ritenuto di dover sanzionare le condotte di Tim che puntavano a ritardare lo sviluppo della fibra nella sua forma più innovativa, cioè l’Ftth (Fiber To The Home), nelle aree dove ce ne sarebbe stato più bisogno.

Parliamo delle cosiddette “aree bianche” ovvero zone del territorio non coperte da sussidi pubblici sulle quali TIM avrebbe messo in campo tutta una serie di azioni per rendere le cose più difficili ad altri operatori come Open Fiber.

Nella sentenza Antitrust sarebbero menzionate anche una serie di rimodulazioni su alcune offerte da parte di TIM sui servizi di rete in fibra per far si che altri concorrenti non potessero per cosi dire, fare di meglio.

Inoltre questa azione legale ci fa capire che la tanto vociferata rete unica tra TIM e Open Fiber non si farà o semmai si dovesse fare non avrà tempi brevi o sarà solo ed esclusivamente a determinate condizioni.

Ricordiamo a tutti che Open Fiber è un operatore a banda larga esclusivamente all’ingrosso (wholesale) di proprietà congiunta di Enel e di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) con una quota paritaria. Quest’ultima è anche il secondo maggiore azionista di Tim, dietro a Vivendi in Francia, con una quota del 10%.

Ora TIM ha fatto ricorso al TAR alla sentenza dell’Antitrust e attendiamo quindi gli sviluppi della questione che cosi su due piedi sembra tutt’altro che semplice.

Passo indietro sull’unione delle reti anche da Franco Bernabè. L’ex AD Telecom Italia ha infatti dichiarato che tecnologicamente, le due reti, anche sotto la medesima proprietà, non sarebbero comunque integrabili. Brutte notizie quindi, per i fan della rete unica fibra.